Poco dopo aver visto le sue impronte, attraversiamo un piccolo canyon fra due colline moreniche e, come in un film di Sergio Leone, tutti pensano che qui un attacco, non degli indiani, ma dell’orso polare non ci darebbe scampo. È interessante questo scambio di ruoli, l’uomo, al vertice di qualsiasi piramide alimentare, diventa preda, come le foche. Lui per poche ore, loro per tutta la vita! Effettivamente sono le foche il cibo dell’orso polare, perché abitualmente non ama sbucciare il goretex e sputare gli scarponi. Sul ghiacciaio ora siamo tranquilli perché possiamo vedere lontano, ma… ma qualcosa si muove a 3/400 metri da noi, non lontano dalla riva, e poi scompare dietro un dosso… Allarmato chiamo il capitano del Rembrandt, il nostro veliero: “Captain Ali, something is moving on the shore, can you see?” Dopo un paio di lunghi minuti di silenzio Ali risponde “Massimo, it’s a sweet, beautiful reindeer”, sì una dolce e bellissima renna, ma è grossa e maledettamente bianca! Perché le renne non sono rosse come Babbo Natale?
In effetti qui, alle Isole Svalbard, molto a nord della Norvegia, al 79esimo parallelo, poco più di 1000 km dal Polo Nord, tutto è bianco, a non potrebbe essere differente. Le mattine di maggio la temperatura è di -9°C, -4°C quando fa caldo. Per fortuna a bordo del Rembrandt si sta benissimo, al caldo e con ottimo cibo. Dopo un paio di giorni tutto si svolge come un rito, sveglia, colazione, preparativi, Zodiac (gommoni per gli sbarchi), gita di scialpinismo, foto, tante foto, e curve, anche nella polvere! Poi ancora Zodiac per ritornare a bordo, spuntino, doccia, chiacchiere e cena con tante birre. E non andiamo a dormire con il buio, perché qui il sole a mezzanotte sta sopra all’orrizzonte, anche se non scalda un granché.
Come sono le gite? E le montagne? E le emozioni? Per descriverle, cosa c’è di meglio delle foto?